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LA RIFORMA FISCALE AIUTERA’ A RITROVARE IL BANDOLO DELLA MATASSA?

Farsi largo nello sciame fiscale è come arrancare in una fitta giungla, dove l’unica opzione possibile è avanzare a colpi di machete.

Paragonare gli operatori della fiscalità al protagonista del racconto di Edgar Rice Burroughs (Tarzan) probabilmente era l’ultima delle suggestioni che avrei ipotizzato, allorquando iniziai ad occuparmi di fisco (parecchio tempo addietro purtroppo, il destino infatti, mi ha riservato l’onere di essere una sorta di enfant prodige).

Va detto, a parziale mitigazione dei concetti appena espressi, che il mio rapporto con la fiscalità non è stato sempre rose e fiori, tutt’altro. Fin dall’inizio ho vissuto nella condizione di crisi da “settimo anno”, ma ultimamente, complice un’infame pandemia e l’incapacità di governarne gli effetti, si sono determinati esiti degenerativi davvero improbabili.

Il Direttore Generale dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, con toni assai meno sarcastici, il 9 marzo, presso la Sala della Regina della Camera dei Deputati, nel presentare i risultati raggiunti nel 2022 arriva alle medesime conclusioni; se a dirlo è lui c’è da credergli, ma soprattutto, c’è da essere preoccupati!

I numeri del 2022 da soli segnano perfettamente il perimetro del disagio vissuto da parte dei funzionari dell’Agenzia, ben 16.000 interpelli a livello regionale, oltre 2.000 a livello centrale, 36 circolari (di cui alcune sono dei veri e propri tomi …. a buon intenditor…) ed 81 risoluzioni.

Se l’Agenzia si stressa nell’interpretare sè stessa figuriamoci noi che siamo chiamati ad applicarla e attenzione ……. per gli stessi motivi ad essere sanzionati!

Il paradosso è che l’Agenzia fa “outing” proprio nel momento in cui parallelamente proclama uno step ulteriore nel miglioramento della precompilata e del rapporto fisco – contribuente.

Che si trattasse di un bluff ne avevamo drammatica contezza, ma l’invocazione di aiuto da parte del Direttore Generale, per un verso dona una dimensione umanizzata all’Istituto, per l’altro apre scenari inquietanti, rispetto a questo “blob” che nessuno riesce a fermare.

Il Direttore dice anche di più, centrando il più grande dei disagi che siamo chiamati a gestire e cioè che non vi è linea comune fra i diversi uffici; quotidianamente subiamo il rigetto di pratiche che in uffici diversi, per i medesimi motivi e con la medesima documentazione esibita, erano considerati corretti.

Purtroppo la gestione dei 36 ter a livello locale impone di assumere atteggiamenti spesso solo coerenti con la volubilità dei diversi funzionari o dirigenti dell’Agenzia delle Entrate.

Norme confuse, funzionari in confusione (lo dice il Direttore generale), cittadini confusi: e noi ??

Noi purtroppo non possiamo permetterci il lusso di essere confusi, non lo dico perché mi sento un super RAf di un super CAF, ma più semplicemente perché questa confusione la paghiamo a carissimo prezzo, non solo sul fronte delle sanzioni, ma soprattutto aderendo o lasciando aderire alla precompilata.

Attenzione, questa non è la difesa di una rendita di posizione, questo invece è il richiamo alla funzione sussidiaria che strutture come la nostra sono costituzionalmente chiamate ad assolvere, il principio è uno solo e va esplicitato con chiarezza: SEMMAI VI SARA’ L’ADESIONE TOTALE ALLA PRECOMPILATA NON SARA’ PERCHE’ IL CITTADINO SI FIDA DELL’AGENZIA, MA SOLO PERCHE’ LA TEME.

Basti fare l’esempio del superbonus, modificato da ultimo con le novità del DL 11/23. Norme che hanno ingarbugliato in un ginepraio di eccezioni e responsabilità una norma già nata male. Nell’attesa delle modifiche a quella che era l’ennesima modifica della legge, si vanno rincorrendo ipotesi, soluzioni e richieste da parte degli istituti bancari, alcune di queste davvero incomprensibili. Basti considerare che questa è la trentesima modifica della legge, dal momento della sua promulgazione, trenta occasioni di rimescolamento di responsabilità, termini, opzioni che hanno prodotto sempre lo stesso effetto, paura. La paura delle responsabilità penali, la paura delle implicazioni economiche, solo paura.

Paura che ne ha limitato gli effetti e permesso a chi invece paura non ha, di rimestare nel torbido ed arricchirsi illecitamente.

Perciò ben venga la riforma, purché abbia come cardine la chiarezza, la semplicità ed il rispetto. Questo per smentire talune fallaci tesi che ci vogliono come figli della complicazione tributaria, a questi dico che noi non lucriamo sulle difficoltà dei cittadini; per smentire questa banale tesi, basterà ricordare che noi, per gli errori paghiamo un prezzo, spesso assolutamente spropositato rispetto a quelli che possono essere i vantaggi economici tratti dall’attività svolta.