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NELLA DELEGA DI RIFORMA FISCALE C’E’ SPAZIO PER UNA RISCRITTURA DEL SISTEMA SANZIONATORIO?

Si è detto delle aliquote, della semplificazione , della razionalizzazione delle imposte, della loro riduzione, della flat tax incrementale, ma qualcosa ancora non si è appurato, quale destino, sarà riservato, al complesso ed altrettanto disomogeneo, sistema sanzionatorio ?

Prima di addentrarci nell’analisi del destino delle sanzioni, scomoderei Hans Kelsen, giurista e filosofo austriaco che ci ha lasciato un’interessante definizione della norma e delle sanzioni, che prenderei come spunto per questa brevissima riflessione.

Per Kelsen, “il diritto è una tecnica sociale usata dal sovrano, che, per ottenere un certo comportamento da parte dei cittadini, minaccia una pena per il comportamento opposto”.

Secondo Kelsen la forza privata deve essere delegittimata in favore di quella pubblica, che, persecutrice dell’interesse pubblico, è sempre legittima.

Stabilito il principio, occorre però introdurre meccanismi tesi a modulare la forza di reazione dello stato, il rischio è, che lo stato sfoci in un leviatano e non, in un soggetto, che abbia come unico fine la garanzia dei diritti dei cittadini.

In questo paradigma si legge il vero valore della sanzione, cioè di valorizzazione del divieto: più è grave la sanzione, più valore si dà al rispetto del precetto.

E’ attraverso il principio di proporzionalità della sanzione, che il cittadino è in grado di dedurre l’importanza sociale del rispetto della norma e di ciò che essa vuole tutelare.

Dopo questa, spero non troppo noiosa dissertazione e nella speranza di aver fatto comprendere il valore etico della sanzione e di come questa deve avere in sé un duplice germe, spesso dagli esiti confliggenti, arriviamo a collocare tale concetto, nel corpus della delega di riforma.

Primo aspetto, la riforma terrà conto della presenza di più livelli sanzionatori, vale a dire quello amministrativo, quello penale tributario e da ultimo, quello della responsabilità dell’ente da reato di cui al D.Lgs. 231/01.

Questi livelli potranno essere ben applicati se ci si preoccuperà di favorire il dialogo del cittadino con l’Amministrazione finanziaria, ma questo, come lo si realizzerà?

La soluzione per me è semplice e di immediata attuazione. Potrei addirittura arrivare a sostenere, che della soluzione, noi del CAF, ne subiamo gli effetti.

I dati del bilancio del CAF, per l’anno 2022, ci riportano l’ennesimo taglio operato dall’Agenzia delle Entrate ai compensi da liquidare, con riferimento alla campagna fiscale dello scorso anno.

Per il 2022, il taglio è arrivato alla folle percentuale del 47,29.

Si, i lettori distratti hanno letto correttamente, ci hanno tagliato come ogni anno i compensi. Per il 2022 siamo arrivati addirittura al 47,29%, un taglio che falcidia ogni anno il nostro lavoro e, che quest’anno, nella sua inarrestabile e devastante crescita, arriva a sfiorare il 50%.

Ci tagliano il 50% perché siamo degli incapaci? … NO

Ci tagliano il 50% perché siamo brutti e cattivi? .. NO

Ci tagliano il 50% perché siamo antipatici? …….... NO

Potrei continuare, ma credo occorra fermarmi qui, la risposta è semplice, ci tagliano i compensi, perché ogni anno il sistema dei CAF, malgrado la precompilata, malgrado le premonizioni, malgrado i vaticini …. continua inesorabilmente a crescere.

Insomma, la nostra unica (e grave) colpa, consiste, nell’essere più che un’opportunità, in alcuni casi, l’unica via possibile.

Abbiamo la colpa di funzionare, abbiamo la colpa di essere prossimi ed efficienti, abbiamo la colpa di essere credibili.

Perciò, nel sistema fiscale del futuro, incentrato su principi di compliance tributaria, votato a consentire la riduzione degli illeciti, ad avvicinare il cittadino alle istituzioni, consentendo un risparmio di energie e risorse a tutti, cittadini e pubblica amministrazione, chi più degli operatori della fiscalità, può con successo vestire il ruolo di facilitatore di questi percorsi di avvicinamento?

Chi più dei CAF, potrà essere deputato a veicolare l’abbandono di un confronto: “muro contro muro” ,chi più di donne e uomini, da anni vicini ai cittadini, a quei soggetti più fragili, potrà giocare un ruolo decisivo, operando quale anello di congiunzione tra Fisco e contribuenti, favorendo, attraverso il dialogo, la creazione di una cultura della legalità fiscale?